La professione di giornalista tester - CyclingON

Vai ai contenuti
Pubblicato il 09/05/2020
La professione di giornalista tester
Per approfondire la figura del giornalista/tester abbiamo intervistato Roberto Zanetti, novarese del lago d’Orta, classe 1965, giornalista sportivo/tester di professione (appunto!) e atleta per passione. Dal 2009 collabora con il magazine BiciTech occupandosi di ciclismo a 360°. Il leitmotiv della sua vita è: “mi piace il ciclismo perché è uno sport da poeti”.
Durante la discussione, abbiamo cercato di carpire qualche segreto per conoscere un po’ di più questa professione legata alla bici. A dire il vero non è stato difficile, perché Roberto è molto aperto al dialogo, e non ha risparmiato nemmeno qualche frecciatina…
 
Roberto Zanetti Alpe D'Huez 2018 - PH Credit Guido Rubino
 
CyclingON: Roberto, quanti test svolgi in media durante l’anno, suddivisi per bici, componenti e abbigliamento?
Roberto Zanetti: Innanzitutto, grazie per aver pensato a me per quest'intervista. Avete già diviso le tipologie di test che sono maggiormente richiesti nel settore ciclo. Nel tempo le tendenze sono cambiate e anche le testate giornalistiche specializzate hanno dovuto modificare i propri interventi redazionali. Prima si lavorava molto sulle “classiche” bici da strada e sulle MTB (un rapporto di 6 a 4 annui). Con l'avvento delle E-bike sono sempre più i mezzi a pedalata assistita che vengono sottoposti a prove e recensioni; diciamo dai 6 agli 8 all'anno con prevalenza di E-MTB. Quindi sono diminuiti i test delle bici muscolari perché i principali marchi vogliono dare più risalto alle novità della “new green mobility”. Il mercato di componenti ed abbigliamento va di pari passo con la bici a pedalata assistita, i top brand si affidano a noi giornalisti/tester per lanciare i nuovi prodotti sul mercato. Molto gettonate, recentemente, sono le coperture: copertoncini, tubolari e soprattutto tubeless, sia road ma principalmente off road. A seguire, le selle dove però il discorso comincia a farsi più soggettivo per ovvi motivi di conformazione fisica e posturale, e le ruote. Nell'abbigliamento, a mio parere, sono scarpe e caschi a farla da padrone mentre i capi tecnici invernali hanno argomenti in più da raccontare rispetto a quelli estivi, soprattutto in fatto di termicità e impermeabilità.
 
C: Quanto dura un test in termini di tempo, km, …?
R: Normalmente una bici test viene lasciata dall'azienda al giornalista/tester circa tre o quattro settimane. In quel periodo, dopo la preparazione del mezzo e la ricerca dell'assetto giusto, si comincia a pedalare e a rilevare i primi dati che emergono delle uscite su strada (o  in off road se si tratta di una MTB). Io, personalmente, prediligo la qualità alla quantità lavorando su una serie di uscite di due/massimo tre ore a giorni alterni e su percorsi prestabiliti. Diciamo, per dare un’idea, all'incirca 800/1.000 km in un mese a secondo dell'itinerario selezionato e del test da svolgere. Idem in termini di tempo per i componenti, fermo restando la mission del mio lavoro: qualità piuttosto di quantità.
 
C: È cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni?
R: È cambiato molto, eccome. Primo perché da un paio d'anni, per scelte editoriali, non usciamo più sulla carta stampata ma solo sul web. Un cambiamento radicale che ha portato ad un'evoluzione del nostro modo di operare nel settore: un differente bacino di lettori, incremento in termini di velocità ed immediatezza nella comunicazione, miglior scambio di informazioni e di dati tecnici con i produttori. Inoltre, in molte presentazioni e negli educational, vi è modo di testare in anteprima i prodotti. Quindi, rispetto ad alcuni anni fa, si conoscono le news già con largo anticipo rispetto alla distribuzione nei punti vendita.

Roberto Zanetti - PH Credit Guido Rubino
 
C: Son tutte “rose e fiori” poter mescolare/coniugare lavoro e passione come sembra visto da fuori? Se vuoi, la domanda potrebbe anche essere pregi e difetti del tuo lavoro…
R: Vi sono compagni/amici di pedalata o semplici conoscenti che, senza malizia alcuna, mi invidiano e ribadiscono spesso di voler essere al mio posto. Non nego, essendo anche pagato per farlo, d'essere un privilegiato a poter coniugare lavoro e passione ma, come si usa dire, “non è sempre tutto oro quello che luccica”... Per prima cosa è un lavoro di grande responsabilità oggettiva nei confronti dei marchi e di professionalità verso il proprio editore ed i lettori. Bisogna saper bilanciare gli equilibri tra le parti, mediare con diplomazia, essere sempre corretti ed onesti. L'esperienza in vent'anni di onorata professione on the road prevale sicuramente su qualsiasi studio o sulla teorica scuola di giornalismo. Spesso ho visto giovani rampanti, sia italiani che stranieri, apparire e sparire come meteore. Chi, come me, è rimasto nel tempo, non è detto che sia il più bravo però è più esperto e longevo e quello fa la differenza. Se dovessi dirti un plus, sicuramente, il mio lavoro mi ha dato la possibilità di girare il mondo e conoscere migliaia di persone. Questo è il vero bagaglio culturale che mi porto dietro. Difetti? A volte lo stress, senza dubbio. Anni fa ricordo un periodo con ritmi così serrati di viaggi, trasferte, aerei, presentazioni, test e corse che dopo 40 giorni lontano da casa non ricordavo quasi dove avevo parcheggiato l'auto all'aeroporto di Malpensa. Ora non penso possa capitare ancora, si lavora in modo differente con una pianificazione degli eventi spalmata durante tutto l'anno. Anche il web e i social hanno contribuito a migliorare il nostro modus vivendi e, di conseguenza, il lavoro che si può svolgere senza problemi nella comoda formula di smart working.

C: Come avviene operativamente un test, quali sono le varie fasi?
R: In parte ne ho già accennato prima: per scrupolo personale do molta importanza alla prima fase, quella del montaggio e assetto della bici. È vero che i mezzi arrivano solitamente già pre-assemblati all’interno dell’imballo ma è d'obbligo verificare che sia tutto a posto. Serrare la viteria dei componenti a regola d'arte con una chiave dinamometrica, controllare lo stato generale della bici e quello d'usura degli pneumatici (ovviamente se la bici è già stata usata da altri tester) e riportare al millimetro le proprie misure sono le operazioni che precedono la prima uscita. Poi, come ho detto poc'anzi, nelle tre/quattro settimane successive si lavora sul prodotto riportando i dati tecnici emersi dal test e le impressioni di guida maturate chilometro dopo chilometro. Avendolo a disposizione sarebbe buona cosa avvalersi di un centro prove in laboratorio per valutare effettivamente le varie resistenze da sforzo dei componenti e del telaio (di solito in carbonio per la corsa o alluminio per le MTB). A questa mancanza si deve per forza sopperire con quelle che sono le proprio sensazioni e la sensibilità del tester. Com'è logico che sia l'esperienza di un giornalista/ciclista di vecchio corso, a discapito di quella di un neofita,  aiuta moltissimo a valutare questi passaggi. Al fine di questo lungo iter tutto viene riportato sotto forma di contenuto redazionale o video e pubblicato sui nostri canali d'informazione on line.

Roberto Zanetti - PH Credit Guido Rubino
 
C: Puoi “scegliere” una bici da provare o l’azienda ti “impone” sempre il modello da testare?
R: Il più delle volte ci si confronta con l'azienda e si predilige un nuovo modello appena uscito o ancora da presentare. Il dialogo tra giornalista/tester e product manager aziendali è alla base di tutto e direi di fondamentale importanza per entrambe le parti. Un lavoro di team porta sempre ai risultati migliori e, di conseguenza, interfacciarsi con i produttori è sempre un'ottima cosa. Poi dipende sempre dai casi specifici; alle volte posso liberamente richiedere o scegliere un modello di mio gradimento. In altre occasioni, invece, è l'azienda stessa a proporlo secondo le priorità in fatto di comunicazione.
 
C: Come ti interfacci con le aziende per pianificare un test (prima) e sottoporre la tua recensione (dopo)?
R: Nella precedente domanda ho cominciato ad anticipare questa risposta: essendo da molti anni nel settore vengo contattato dalle aziende che vogliono pianificare un test o una recensione di un nuovo prodotto. Oppure io stesso, in totale autonomia o su segnalazione della direzione editoriale del magazine per cui lavoro, chiamo il brand su cui  si vuole sviluppare un contenuto. In quest'ultimo caso si valutano insieme il posizionamento che il marchio e il prodotto possono avere sul mercato, l'importanza strategica e l'interesse che potrebbe suscitare nei lettori. Una volta completata la recensione (e/o in alcuni casi il video) il testo è pronto per essere edito allegando foto e video prodotti da fotografi professionisti (ai quali vanno riconosciuti i “crediti” nella pubblicazione - a proposito, le foto pubblicate in questo articolo sono state realizzate da Guido Rubino e Marta Villa) o da me stesso. Se l'azienda volesse supervisionare il testo prima che sia messo on line ci sia accorda senza problemi, anche se il più delle volte non è obbligatorio né figura nel contratto.

C: Cosa valuti in una bici da corsa/gravel?
R: Sono nato “stradista”, della bici da corsa amo tutto: la linea, la grafica, i componenti, il gruppo con cui è allestita. La mia passione per il mezzo meccanico mi ha portato ad essere un esteta ed un perfezionista, quindi a valutare la bicicletta nel suo insieme con un giudizio globale. Alle volte però nello svolgimento di un test emergono sfaccettature che colpiscono più di altri particolari. Le ruote, per esempio, a mio parere fanno notevolmente la differenza elevando o sminuendo la qualità e le prestazioni del mezzo. Ecco, questo è un elemento su cui mi piace lavorare e mi porta ad approfondire spesso questi argomenti di discussione. Così come per gli pneumatici o le selle, altri componenti degni di analisi molto approfondite. Ti sembrerà strano ma non ho mai avuto in dotazione una gravel da test. Forse sarà perché chi mi conosce sa che non è un genere di ciclismo che mi appassiona (per me la bici è strada o MTB, il gravel non è né carne né pesce...) e allora nemmeno mi viene proposta come tipologia.

Roberto Zanetti con Marco Saligari, il Commissario, al Giro d'Italia 2018 - PH Credit Marta Villa
 
C: Hai libertà di giudizio o sei un po’ condizionato dalle aziende?
R: Assolutamente libero. È capitato, e capita, che qualcuno “spinga” per evidenziare il proprio prodotto come il migliore. Dopo vent'anni di esperienza nel settore riesco a non farmi condizionare e chi lavora con me lo sa benissimo. Cerco sempre di dare un giudizio oggettivo, reale, critico. La famosa “marchetta” non appartiene al mio DNA e le aziende, a lungo andare, hanno apprezzato questo mio modo di operare nel mercato, ricambiandomi stima e fiducia.

C: Cos’è per te la bici?
R: Ti dico la prima cosa che mi viene in mente: libertà! Quando mi preparo per uscire in bici e comincio a pedalare provo una strana e piacevole sensazione, una cosa che solo chi da una vita fa una sana attività fisica e ama il proprio lavoro può comprendere. Ho cominciato a fare sport all'età di 10 anni con il calcio, fino ad arrivare a giocare in categoria a buoni livelli. Ho smesso che ne avevo 35 e, iniziando la mia seconda vita professionale nel giornalismo sportivo, ho scoperto il ciclismo e la bicicletta. Col senno di poi, anche se nel calcio ero geneticamente dotato e tecnicamente molto bravo (ma con poca grinta), devo ammettere che sono un ciclista mancato (e stranamente con grinta). Ma non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, doveva andare così.

C: Vuoi dirci altro?
R: Penso d'aver detto tutto, forse anche troppo...
 
Se avete curiosità o domande che non abbiamo affrontato, contattateci pure (anche sui canali social se volete…) e vi risponderemo al più presto.

 Le foto pubblicate nell’articolo sono state realizzate da Guido Rubino e Marta Villa


Le immagini e i testi possono essere riprodotti solo in parte citandone la fonte e l'autore oppure possono essere stampati solo per utilizzo personale e non a fini di lucro.
La citazione degli articoli e dei testi su altri siti è permessa purché non siano riprodotti totalmente e  sia presente un link che rimandi al testo originale.
Le immagini, tuttavia, possono essere linkate o scaricate per essere caricate su altri siti a patto che se ne rispetti l'integrità senza rimuovere il watermark www.cyclingon.com

Cycling ON è ideato e gestito da Tommaso Maggiolini
Privacy Policy
Torna ai contenuti